Nell’arco di 540 milioni di anni diverse estinzioni hanno fatto strage di esseri viventi. Gli scienziati avvertono che la prossima potrebbe essere fatale per l’uomo.
La storia del pianeta Terra è stata scandita da una serie di estinzioni di massa che hanno visto uscire di scena molte specie ed affermarsi nuove forme di vita. L’ultimo ciclo di estinzione risale a 65 milioni di anni fa, quando un enorme asteroide andò a schiantarsi nel Golfo del Messico spazzando via i dinosauri e il 70% di tutte le specie viventi. Ma la vita ha poi sempre ripreso il suo corso, fino all’avvento della specie umana. Ora, avvertono gli scienziati, è proprio quest’ultima che rischia di essere cancellata dalla faccia della Terra. Vediamo insieme perché.
Il tema attualissimo della prossima estinzione di massa è affrontato anche nell’ultimo numero del mensile Airone, dove si legge che a ben vedere la catastrofe è già in corso, frutto di fenomeni geologici naturali, ma causati dalla presenza dell’uomo sul pianeta. Secondo Peter Ward, paleontologo dell’Università di Washington, le estinzioni di massa sono avvenute in periodi di alta concentrazione di anidride carbonica. Un fenomeno direttamente connesso con le attività umane: il cambiamento climatico ne è la prova schiacciante.
La minaccia incombente di un’estinzione di massa
Secondo il biologo australiano Frank Fenner, la perdita di biodiversità ha raggiunto proporzioni tali da pregiudicare la capacità degli ecosistemi di “reggere” le società umane: di conseguenza molte specie, compresa la nostra, si estingueranno nel giro di poche centinaia di anni. Complici l’esplosione demografica e i consumi fuori controllo di risorse naturali. Non a caso la biodiversità sta diminuendo a un ritmo senza precedenti nella storia umana.
Tutto ciò pone l’essere umano di fronte a una sfida immensa. Nel corso della XV Conferenza delle parti contraenti della Convenzione sulla diversità biologica, che si è tenuta lo scorso dicembre a Montreal, è stato sottoscritto un accordo che fissa alcuni traguardi considerati raggiungibili già a partire dal 2030. Nello specifico, si tratta del dimezzamento dello spreco alimentare globale, della riduzione dell’eccessivo consumo di risorse e della produzione di rifiuti, della salvaguardia di almeno il 30% delle terre, acque interne, zone costiere e degli oceani del mondo.
Se riusciremo a onorare gli impegni di cui sopra, entro il 2050 potremo conseguire quattro obiettivi finali: riduzione delle minacce alla biodiversità, miglioramento degli interventi a favore degli ecosistemi, equa condivisione dei benefici derivanti dalle risorse genetiche, mezzi adeguati di attuazione dell’accordo, grazie allo stanziamento di circa 700 miliardi di dollari all’anno. Forse abbiamo ancora un margine di manovra per evitare il peggio, ma dipende solo da noi.