L’Italia é la prima nazione in Europa per consumo di acqua in bottiglia e la seconda al mondo alle spalle del Messico. Ma conviene davvero agli italiani evitare di berla dal rubinetto?
Rubinetto o bottiglia? Quale acqua scegliere per il nostro consumo quotidiano? Essendo potabile, riconosciuta tra le migliori d’Europa da molteplici controlli e certificazioni, disponibile 24 ore su 24 e “compresa” – in termini di costo – nella bolletta, verrebbe da pensare che il consumo più assiduo e regolare riguardi l’acqua del rubinetto di casa. E invece non è così.
Gli italiani preferiscono la bottiglia. E tendenzialmente per un motivo di reputazione: l’acqua comprata al supermercato viene infatti considerata più buona, più affidabile, più sana (perché sigillata, meno contaminata) di quella che ci viene consegnata direttamente a casa tramite il rubinetto.
E ciò a fronte di una percentuale pari ad appena il 14% del campione di italiani intervistati che ammette di informarsi regolarmente sulla qualità dell’acqua di rete, controllando i dati delle analisi indicati in fattura o le informazioni rilasciate dal Comune e dal gestore responsabile. Il restante 86% invece, ovvero la stragrande maggioranza, sceglie di acquistarla senza curarsi di fare paragoni di qualità, preferendo sostenere un esborso che, pro-capite e su base annua, é pari a 240 Euro a persona. Con un corrispettivo su scala nazionale di 30 milioni di bottiglie di plastica e 7 di vetro consumate ogni giorno, con ripercussioni assai significative sulla catena dei rifiuti e sull’ambiente. Ma se effettuassimo questi paragoni, quale delle due acque risulterebbe la migliore?
Il futuro dell’acqua in Italia: sempre più in bottiglia o dal rubinetto?
Un problema di reputazione, dicevamo. Ebbene, poniamo che la considerazione dell’acqua di rete migliori significativamente e si diffonda tra gli italiani: siamo sicuri che a quel punto il consumo d’acqua cambierebbe a favore del rubinetto? Senz’altro non è possibile stabilirlo con certezza, anche se è plausibile ritenere che non sarebbe così semplice. E ciò a causa di due fattori principali: la tendenza a resistere al cambiamento di abitudini consolidate; i messaggi pubblicitari persistenti a favore dell’acqua in bottiglia, che contribuiscono ad aumentare la fiducia nei confronti dell’acqua imbottigliata e venduta da società e multinazionali nonché a far “dimenticare” che l’alternativa non solo ci sia, ma sia anche conveniente.
“Il paradosso – ha dichiarato Alessandro Russo, vicepresidente di Utilitalia, federazione delle aziende italiane operanti nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas – è che molto spesso le aziende private che commercializzano acqua si approvvigionano dalle stesse nostre fonti”. E ciò perché, come ha continuato Russo, la qualità dell’acqua “è garantita dai controlli simili a quelli delle analisi del sangue, eseguiti dalle imprese di gestione idrica, dai laboratori certificati esterni e dalle autorità sanitarie”. Proprio in virtù della severità di tali controlli, gli addetti ai lavori sono perfettamente consapevoli di quanto sia sicura l’acqua del rubinetto, mentre spesso i consumatori hanno una percezione completamente diversa.
Anche se, ancora secondo Russo, il trend e la consapevolezza starebbero cambiando, soprattutto tra le nuove generazioni, sempre più attente e sensibili riguardo alle problematiche legate all’ambiente: “Basti pensare a come è diventato di moda, soprattutto tra i giovani dai 20 ai 30 anni, l’utilizzo delle borracce: girare nelle strade della città con una borraccia d’acqua sta diventando un’abitudine virtuosa e questo fa pensare che esista una generazione che ha colto il messaggio diffuso dai nostri operatori del servizio idrico”. Ovvero: fidiamoci dell’acqua di rete. Un messaggio chiaro che punta alla salvaguardia dell’ambiente ed al risparmio economico per individui e famiglie.