Le gite scolastiche costano troppo: il risultato? I ragazzi rimangono a casa, il tema arriva in Parlamento
I viaggi d’istruzione sono stati cancellati da alcuni istituti scolastici. La questione è più spinosa di quel che si immagini, e queste parole potrebbero trarre in inganno. Non si è trattata di una decisione a vuoto, la problematica è molto seria ed è ora che intervenga lo Stato per regolare i conti. La gita scolastica è il momento tanto atteso per i giovani di ogni età.
La scuola in questo senso è fondamentale perché si tratta di ragazzi che molto probabilmente non uscirebbero neanche dalla loro città, con genitori impegnati con il lavoro, mancanza di soldi e le relative problematiche familiari di cui si è già a conoscenza. Per lo sviluppo dell’indipendenza, però, i viaggi d’istruzione sono fondamentali.
Il ragazzino si responsabilizza perché esce per la prima volta da casa e deve pensare a se stesso, ma lo fa con un aiuto: gli amici e gli insegnanti. Oltre ad un momento di svago, le gite scolastiche sono necessarie per stringere rapporti con i compagni di classe, che in alcuni casi diventano compagni di vita, per imparare a rapportarsi con gli altri anche in contesti differenti da quella che può essere una classe con banchi a due e poca interazione. È per questo che l’idea di eliminare i viaggi d’istruzione potrebbe essere un vero e proprio attacco alla scuola. Ma perché gli istituti hanno scelto questa presa di posizione?
Il problema del rialzo dei costi: le famiglie non possono permettersi di sostenere i viaggi d’istruzione
Il post Covid ha segnato un rincaro prezzi da capogiro sui viaggi. È poi arrivato il peso dell’inflazione, e i costi sulle materie prime a rialzo, che hanno segnato definitivamente un +20% sulle spese di viaggio. Molti istituti si sono trovati in difficoltà perché la scuola pubblica vede famiglie di ogni tipo e più della metà al momento non riesce a permettersi delle spese così alte per mandare i figli in gita per più giorni.
Durante questi ultimi due anni si sono verificati casi in cui in gita potevano andare pochi ‘eletti’, solo i ragazzi che venivano da famiglie più benestanti e il problema si è acuito quando gli insegnanti hanno iniziato a notare il fenomeno spiegando che intere classi avevano dovuto rinunciare per via dei costi.
È una situazione mortificante perché è difficile trovare soluzione in un caso atipico come questo: i prezzi non riescono a scendere nonostante si prenoti per più persone, dall’altra parte gli insegnanti devono portare rispetto alle tasche dei genitori, non possono obbligare alle spese; così tanti ragazzini si trovano costretti a rimanere in classe quando il restante 30% va in gita.
È per questo che molti istituti hanno deciso di far rinunciare tutti, per evitare che si creassero ancora situazioni del genere. A questo punto il problema è arrivato in Parlamento, ora sta allo Stato trovare un compromesso, altrimenti le nuove generazioni dovranno dire addio alla gita scolastica.