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LifeStyle

La malattia del lavoro: ecco cosa succede a chi non stacca mai

Published by
Claudio Rossi

Pensi che essere uno stacanovista sia una dote? Non è così, è una malattia e lo dice la scienza.

Lavorare per vivere o vivere per lavorare: è questo, da sempre, uno dei principali dilemmi che affligge molte persone, in un rapporto evidentemente poco sano con la propria attività professionale. Ma cosa accade a chi lavora troppo?

Lavorare troppo fa bene o male? foto: Ansa – radio7

Di sicuro la pandemia da Covid-19 non ha aiutato: restrizioni, lockdown, impossibilità di uscire, hanno certamente cambiato il modo di lavorare e di intendere le attività professionali.

Basti pensare allo smart working: molte persone, abituate a uscire di casa ogni mattina, si sono dovute reinventare un lavoro in casa, magari senza le attrezzature necessarie per farlo, e ciascuno di noi ha reagito in modo totalmente diverso.

C’è addirittura chi ha avuto un rigetto verso il proprio lavoro: la pandemia da Covid-19, come sappiamo, ha colpito la nostra sanità, la nostra economia, ma, oltre al fisico, anche la nostra salute mentale. C’è però chi si è buttato a capofitto sul lavoro, non potendo, di fatto, svolgere altri tipi di attività, da quella ludica a quella sportiva, ma è sano tutto questo?

Lavoro: cosa succede a chi non stacca mai?

La risposta alla domanda è, tutto sommato, prevedibile: no. Quello che è meno prevedibile è l’esito di una ricerca scientifica condotta negli Stati Uniti. Lavorare troppo, non staccare mai, pensare sempre al lavoro è una vera e propria malattia.

Lavorare troppo è una malattia foto: Ansa – radio7

Spesso le persone affette da questo disturbo hanno quasi pudore a mostrarci mentre si rilassano, mentre si divertono, mentre si prendono cura di se stesse. In realtà, tutto questo, secondo la scienza, è la definizione precisa di salute, una condizione di benessere psichico e fisico di cui parlò, già diversi decenni fa, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Stare troppo tempo sul lavoro, infatti, non è dimostrazione di resistenza e abnegazione ma, viceversa, del fatto di essere poco dotati e, quindi, di avere bisogno di maggiore tempo per effettuare un lavoro. Peraltro, dedicarsi troppo al lavoro, magari in solitaria, può essere anche sintomo di disturbi psichici, finanche di depressione, latente o conclamata. 

E, allora? È il momento di sfatare il falso storico dello stacanovismo. Lavorare troppo non è un pregio, ma, spesso, è un escamotage per sfuggire ai propri doveri affettivi, familiari, coniugali. Sintomo di carenze sotto il profilo emotivo. Le chiamano persone workaholic, dipendenti dal lavoro, che spesso tentano di sfuggire alle proprie mancanze emotive o affettive tuffandosi nel lavoro. Ne hanno sofferto personaggi di grande rilievo storico come il primo ministro inglese Winston Churchill. E, come sempre accade quando si parla di salute, fisica e mentale, il consiglio è sempre quello di vivere con equilibrio e, in caso di problemi, di rivolgersi a specialisti.

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Claudio Rossi