Paolo Rossi e quel cordone ombelicale che non si spezzerà mai. Un uomo, prima ancora del celebrato campione, rimasto nel cuore di molti.
Un omaggio, un pensiero ad un uomo e ad un calciatore il cui volto da eterno bambino è rimasto impresso nel cuore di milioni di italiani.
In Brasile, dopo oltre quarant’anni, il suo nome è ancora sinonimo della più cocente sconfitta nella storia della più gloriosa nazionale del mondo. Paolo Rossi è stato l’artefice di quella vittoria memorabile dell’Italia sui verdeoro, con la “sua” storica tripletta. I suoi gol hanno permesso alla nazionale di Enzo Bearzot di laurearsi Campione del Mondo in Spagna, anno 1982. Questo è il suo ricordo più nitido, ma Paolo Rossi è stato tanto di più, per tanti. A cominciare da Vicenza, la sua città di adozione, dove era arrivato in comproprietà con la Juventus dopo un travagliato periodo costellato da numerosi infortuni.
Nella cittadina veneta, il giovane Paolo Rossi ha trovato due “padri”, due figure fondamentali per la sua crescita umana e professionale: il presidente Giuseppe Farina e il tecnico Giovan Battista Fabbri. Proprio l’allenatore emiliano ha impresso la svolta decisiva alla carriera di Paolo Rossi quando ha deciso di trasformarlo da ala a centravanti. Stava per nascere la stella di Paolo Rossi. Lo Stadio Menti di Vicenza è stato il teatro del Vicenza dei miracoli che, nella stagione 1977-78, ha conquistato il secondo posto in classifica con Paolo Rossi laureatosi capocannoniere con 24 reti.
Una stagione straordinaria che ha conto il commissario tecnico Enzo Bearzot, a convocarlo per il Mondiale in Argentina, anno 1978.
Paolo Rossi e l’omaggio della sua Vicenza
Vicenza non ha mai dimenticato chi l’ha resa immortale nel mondo. La città, la maglia biancorossa con il mitico numero 9 e quel nome, Paolo Rossi, che è stato cronaca, storia ed ora leggenda.
Una statua di bronzo che lo ha fissato così come tutti lo ricordano, con le braccia levate al cielo, esultante dopo un gol, uno dei tantissimi da lui realizzati. L’opera è stata collocata di fronte allo Stadio Menti, la seconda “casa” di Paolo Rossi, che ha visto nascere un mito e che ora è diventato Largo Paolo Rossi. Come accade sovente, in queste circostanze, c’è chi ha trovato l’opera non molto rassomigliante al campione di Prato e chi, al contrario, l’ha trovata assai più somigliante rispetto ad altre opere dedicate a calciatori scomparsi.
L’artista che ha realizzato la statua di bronzo di Paolo Rossi è Domenico Sepe, il medesimo artista che ha creato la statua dedicata a Diego Armando Maradona. I due grandi campioni sono scomparsi a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro: il 25 novembre il fuoriclasse argentino, il 9 dicembre, il fuoriclasse del Vicenza e della Juventus, anno 2020. Paolo Rossi aveva 64 anni. Presente alla cerimonia, la vedova di Paolo Rossi, Federica Cappelletti e il primogenito di Pablito, Alessandro, nato dal primo matrimonio dell’attaccante azzurro con Simonetta Rizzato. L’esultanza, la “sua” maglia biancorossa, nella “sua” Vicenza. Il sorriso dell’eterno ragazzo regalato all’eternità.