Il diritto alla salute e all’assistenza sanitaria pubblica dovrebbe essere sempre garantito a ogni cittadino italiano. Ma in molti, troppi casi non è così: ecco la verità.
La pandemia di Covid-19 dalla quale non siamo ancora del tutto usciti dovrebbe averci insegnato quanto sia importante la tutela della salute. Eppure, quasi due milioni di italiani non hanno accesso alla forma basilare di assistenza sanitaria: quella garantita dal medico di famiglia. E per colpa di un “errore” delle Regioni.
A denunciare questa grave situazione è la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). Per un “banale” errore di interpretazione, alcune Regioni italiane hanno deciso di impedire ai medici in formazione di assumere incarichi provvisori e di sostituzione di medicina generale. Risultato: quasi 2 milioni di cittadini senza medico di famiglia, come detto, migliaia di ambulatori territoriali di Continuità assistenziale (le ex guardie mediche) scoperti e centinaia di presìdi di emergenza territoriale senza medici del 118.
Lo scandalo della Salute nel Belpaese
Secondo la Segretaria nazionale della Fimmg Formazione, Erika Schembri, ci troviamo di fronte a uno “scandaloso paradosso”: più di 5mila medici che fino a questo momento hanno garantito l’assistenza a milioni di cittadini non potranno più farlo.
Medico di famiglia (Radio7.it)
Il tutto per colpa di un’interpretazione del tutto arbitraria di alcune Regioni che hanno deciso di impedire a questi medici di mantenere gli incarichi e di riconoscerli come parte del loro percorso formativo, per un mero dubbio su quanto previsto dalla normativa vigente.
Nell’ormai lontano 2018, alla luce della sempre più grave carenza di medici di medicina generale, era entrata in vigore una legge (in deroga alle incompatibilità precedenti) per consentire ai medici iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale di assumere gli incarichi convenzionali. Quest’anno tale legge è stata prorogata fino al 31 dicembre 2024, e integrata all’interno del percorso formativo come tirocinio pratico, con il supporto di un tutor (che però quasi nessuna Regione ha messo a disposizione).
Il problema è che, nonostante la legge in questione non faccia alcun distinguo tra le diverse tipologie di incarico, e sebbene lo stesso contratto nazionale ne consenta l’acquisizione, alcune Regioni hanno deciso di escludere gli incarichi provvisori e di sostituzione, ritenendo poco chiara la normativa in materia.
Secondo la Fimmg, altro non è che un ennesimo tentativo di smantellare la medicina generale e l’assistenza garantita dal Servizio sanitario nazionale. E a pagarne le spese, come sempre o quasi, saranno i comuni cittadini e la loro salute.