Il piacere della birra, anche in tempi di crisi e ristrettezze come quelli attuali, è sacro e non si tocca: lo dice l’esecutivo di Giorgia Meloni introducendo una misura ad hoc.
Il mondo della birra – produttori, consumatori e amatori – fa cin cin, dopo le ultime novità sul fronte del Fisco. Stiamo parlando di un mercato che, secondo Assobirra, conta 850 fra grandi medie e piccole aziende e attorno al quale ruotano parecchi soldi. Sono infatti 9 i miliardi di valore complessivo generato, e 118.000 i dipendenti tra diretti e indotto, con investimenti che superano i 250 milioni negli ultimi 4 anni.
Governo e Parlamento hanno deciso di ridurre anche quest’anno il peso del fisco sulla produzione di birra, alle prese con un aumento significativo dei costi della materia prima. Tra gli emendamenti al decreto Milleproroghe approvati nelle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato c’è quello che proroga al 2023 il taglio delle accise sui birrifici. Vediamo tutti i numeri nel dettaglio.
Una buona notizia per gli amanti della birra (e non solo)
Già in vista della Manovra di bilancio 2023, tra le proposte avanzate dal Mimit per la messa a punto del disegno di legge erano spuntati aiuti ad hoc per un milione di euro dedicati al settore. Ora sappiamo che per i piccoli birrifici artigianali con una produzione fino a 10mila ettolitri, lo sconto sulle accise per il 2023 rimarrà del 50%. Per chi produce fino a 30mila ettolitri sarà del 30%, mentre per le imprese fino a 60mila ettolitri lo sconto arriverà al 20%. L’emendamento “salva birra”, come l’ha ribattezzato la Coldiretti, prevede infatti la conferma dei tagli fiscali, inversamente proporzionali alla dimensione di impresa.
È poi prevista la riduzione dell’accisa a 2,97 euro per ettolitro e per grado Plato (che indica la percentuale di zuccheri presente nel mosto pre-fermentazione). Senza l’intervento l’accisa base sarebbe invece tornata a 2,99 euro per ettolitro e la produzione per i piccoli birrifici artigianali si sarebbe abbassata o azzerata rispetto all’anno scorso.
“Grazie alla misura – sottolinea il ministro della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida – si mettono a disposizione 8,15 milioni di euro per il 2023 e si mette in sicurezza il comparto brassicolo, consolidando il suo sviluppo e salvaguardando la produzione della birra italiana. L’eccellenza del nostro made in Italy passa anche per le nostre birre e per la maestria dei nostri produttori, che continueremo a sostenere con il massimo impegno”.
“La disposizione approvata rappresenta un tassello fondamentale per lo sviluppo e il consolidamento di una filiera della birra 100% Made in Italy“, commenta invece con soddisfazione Coldiretti, tra i maggiori sponsor della proroga. E Assobirra fa presente che “la birra in Italia è una bevanda da pasto ed è l’unica bevanda da pasto gravata da accise, un’anomalia che pesa su tutti, produttori, distributori e consumatori”. Dunque “ridurre la pressione fiscale specifica per la birra contribuisce anche a promuovere e difendere il comparto birrario italiano rispetto al contesto internazionale, nel quale molti dei principali produttori – Germania e Spagna ad esempio – godono di un livello di accise anche 4 volte inferiore al nostro, che quindi favorisce la competitività delle aziende ivi locate e l’importazione di birra in Italia, che da anni infatti supera ampiamente il 30%”. Un bel cin cin ci sta tutto…