Doping e calcio, quando gli atleti negli anni ’80 facevano abuso di Micoren, spunta fuori adesso la verità sulla sostanza che assumevano
Di doping si sente parlare fin troppo spesso, soprattutto nel mondo dello sport agonistico i controlli sono sempre maggiori. L’ultimo a ricordarci il rapporto insidioso tra sport e farmaci è stato negli scorsi giorni Giuseppe Bergomi, uno dei capitani storici dell’Inter e ora allenatore. L’occasione è arrivata all’Expo, durante il convegno nel quale Bergomi ha sensibilizzato i giovani sulla tematica, incitandoli a evitare scorciatoie per raggiungere i propri obiettivi sportivi, puntando su allenamenti e alimentazione sana piuttosto che su sostanze e trattamenti di cui spesso si ignorano gli effetti a breve e lungo termine.
Il lato oscuro del doping è che anche se in un primo momento i medicinali sembrano non dare effetti collaterali, questi ultimi possono essere scontati tutti dopo molti anni. Come esempio ha portato la propria esperienza con l’Inter, dove negli anni ’80 lui stesso (come pare quasi tutti i giocatori delle squadre italiane) è stato incitato ad assumere il Micoren. Durante il convegno Bergomi ha deciso di descrivere per filo e per segno cosa succedeva in quegli anni e come gli atleti venissero invogliati ad assumere quelle sostanze per essere più performanti, quando invece gli effetti collaterali trascurati, nel tempo, sarebbero potuti essere letali. Ma cos’è il Micoren?
Cos’è il Micoren, la sostanza che assumevano i calciatori negli anni ‘80
Il Micoren è un farmaco, una sostanza utilizzata per “spezzare il fiato” (iniziare la partita al 100% della propria capacità polmonare), considerata all’epoca innocua e perfettamente legale, ma in seguito bandita in tutto il mondo a causa dei possibili rischi che comporta per la salute degli atleti.
“Il Micoren è un analettico respiratorio, che veniva prescritto in caso di asma e pressione bassa – ha spiegato a WiredGianfranco Beltrani, specialista di medicina sportiva e consigliere nazionale della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), in merito alla questione riaperta da Giuseppe Bergomi all’Expo durante il convegno – fondamentalmente si tratta di un farmaco che migliora la respirazione, ma che presenta anche forti effetti collaterali, almeno a breve termine: vasocostrizione, tachicardia e problemi a livello cardiaco e cardiocircolatorio”.
Nonostante i rischi dunque, negli anni ’70 e ’80 il Micoren era considerato innocuo, ed è stato utilizzato massicciamente in campo sportivo, in particolare nel mondo del calcio. I calciatori lo assumevano per essere più performanti durante le partite, ignari (in parte) del fatto che si trattasse di un farmaco con relative controindicazioni. Solo nel 1985 è stato tolto dal mercato dalla legge antidoping, e la sua storia oggi rimane legata ad alcuni degli scandali più famosi del calcio italiano.
Doping o integratori? La sottile differenza difficile da percepire
La distinzione tra sostanze dopanti ed integratori è sottilissima e non facile da fare. È lecito e giusto per esempio prendere farmaci per risolvere una situazione ‘anormale’ e di sforzo, come assumere ferro per le donne durante le mestruazioni, integratori per atleti che sudano molto, o vitamina D in caso di carenze, ma diventa doping se questi farmaci, anche senza danneggiare la salute, forniscono un vantaggio agli atleti. Tutte le sostanze, ci ha spiegato inoltre Beltrani, anche quelle apparentemente più innocue, possono causare un danno alla salute. “Anche integratori di proteine e diete scorrette alla lunga possono procurare danni ai reni, spiega ad esempio l’esperto.