Maurizio Costanzo durante un’intervista rilasciata a Un giorno da pecora, ripercorre quei tragici momenti in cui lui e la sua consorte Maria De Filippi, finirono nel mirino della mafia.
In questi giorni sono ritornate alla memoria gli anni difficili e infuocati dei rapimenti, delle stragi e degli omicidi di mafia. Con la cattura di Matteo Messina Denaro si attraversano oltre 40 anni di storia italiana.
La “missione” del boss
Il noto giornalista e conduttore Maurizio Costanzo non ha di certo dimenticato quel terribile giorno degli anni Novanta in cui lui e Maria De Filippi, rischiarano di saltare in aria a causa di una bomba, posizionata nei pressi del teatro Parioli a Roma.
Si tratta di uno dei tanti attentati in cui spicca il nome del boss, consegnato in questi giorni alla giustizia dopo tantissimi anni di latitanza. Matteo Messina Denaro fece parte anche di un gruppo che aveva tra le tante “missioni” quella di uccidere il volto noto della televisione italiana.
Paladino mediatico della lotta contro la mafia
Era il 1992 e Maurizio Costanzo sarebbe dovuto morire all’uscita dal teatro Parioli a Roma dopo la trasmissione. Il conduttore nel corso degli anni Novanta, s’impegnò molto a divulgare un messaggio antimafia. Con Michele Santoro organizzò anche una maratona televisiva in cui, a rete unificate, Fininvest e Rai, divulgò il rigetto della criminalità organizzata. Ci fu anche una scena in cui venne bruciata una maglietta con la scritta Mafia made in Italy. Si tratta di un periodo storico molto diverso da oggi: in televisione c’erano meno canali, internet e i social erano cose sconosciute. Tutto ciò che passava dal piccolo schermo era amplificato.
La cosa non piacque a Cosa Nostra e decise quindi di fargliela pagare: Maurizio Costanzo, amico di Falcone, diventò una sorta di paladino mediatico della lotta alla mafia, finendo bersaglio da parte dei gruppi criminali.
Il piano
In questi giorni Maurizio Costanzo ai microfoni del programma radiofonico di Radio 2, “Un giorno da pecora” ha raccontato, come gli fu riferito dai magistrati di Firenze, che Messina Denaro andò al Teatro Parioli durante il ‘Maurizio Costanzo Show’ per vedere se si poteva fare lì l’attentato. “Sarebbe stata una strage. Hanno deciso di farlo quando uscivo dal Parioli”, ha sottolineato il conduttore romano.
Nel febbraio 1992 infatti, un gruppo di fuoco composto da mafiosi di Brancaccio e della provincia di Trapani arrivò a Roma per assassinare Costanzo, il magistrato Giovanni Falcone e il ministro Martelli. Il giornalista fu pedinato per tanti giorni e anche per alcune sere dopo la registrazione del suo storico programma “Maurizio Costanzo Show”. Quando era tutto pronto però, il gruppo venne richiamato in Sicilia dal boss Salvatore Riina, facendo saltare il piano.
Maurizio Costanzo e Maria De Filippi sotto attacco
Si ritentò nel maggio del 1993, ma come si legge su ilgazzettino.it questa volta Matteo Messina Denaro non era presente. Secondo quanto riferito dai magistrati, il gruppo criminale composto da Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Salvatore Benigno, Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano, dopo diversi sopralluoghi rubò una Fiat Uno che fu riempita di esplosivo. La macchina fu parcheggiata in via Fauro ma un difetto il congegno non esplose.
Il secondo giorno Salvatore Benigno schiacciò il pulsante in ritardo perché aspettava Costanzo all’interno di un’Alfa Romeo 164, mentre il giornalista comparve una Mercedes blu, non blindata. Con lui c’era la compagna Maria De Filippi ed entrambi rimasero illesi.