Twitter, è sempre più nell’occhio del ciclone. Dopo le vicende legate al tentativo di acquisto da parte di Elon Musk. Arriva una nuova pesante accusa che potrebbe coinvolgere tutti gli utenti.
Questa volta a puntare il dito è Peiter Zatko l’ex responsabile della sicurezza del social-network del uccellino azzurro. Il suo dossier è al vaglio del Senato. Le accuse gravissime.
La vicenda inizia con il tentativo di Elon Musk di acquisire la piattaforma cinguettante per la cifra monstre di 44 miliardi di dollari. Un’operazione che sembrava essere quasi definita quando, improvvisamente il tycoon ha fermato tutto facendo un’inattesa marcia indietro. Immediata è partita la rivalsa da parte dell’azienda di San Francisco che ha respinto la rescissione del contratto in essere con conseguente ed inevitabile ricorso alle vie legali.
Musk dal canto suo ha risposto con una contro-causa basata su dati non veritieri rilasciati da Twitter riguardo i “famosi” account spam. Una querelle giudiziaria non da poco. Il CEO di Tesla dal canto suo contesta alla dirigenza che le utenze spam attive giornaliere e mensili superano di gran lunga quella soglia del 5% dichiarata nel deposito titoli. A tali affermazioni la Security and Exchange Commission (SEC), il massimo organo di controllo della borsa statunitense, ha chiesto immediate delucidazioni a Twitter.
Questa si è limitata a confermare quanto dichiarato. Lo scambio di documentazioni con la SEC è stato reso pubblico nella scorsa settimana. Da questi non si evince nulla che possa portare ad azioni legali da parte dell’agenzia che ha comunque dichiarato che “l’azienda e la sua direzione sono responsabili dell’accuratezza e dell’adeguatezza delle loro divulgazioni”.
Ora qualcosa potrebbe però nuovamente cambiare. Peiter Zatko ex capo della security del social network ha inviato un sostanzioso dossier al Congresso degli Stati Uniti. Una documentazione, che verrà dibattuta davanti alla commissione giustizia del Senato il 13 di Settembre. 84 pagine dalle quali emerge, oltre alla obsolescenza dei software utilizzati da quasi il 50% dei server, anche l’inevitabile vulnerabilità del sistema.
Zatko ha già ampiamente descritto alla stampa i gravi “buchi” presenti non solo nei sistemi ma in tutta la procedura. Secondo l’ex uomo della security sarebbero troppi gli occhi autorizzati a frugare nei dati sensibili. Ma l’accusa più pesante è quella rivolta verso alcuni dirigenti che avrebbero tentato di insabbiare tutto questo.
Twitter ha ovviamente rigettato l’accusa definendo tutto come Falso. Ora starà alla giustizia fare il suo corso e capire rapidamente la verità. L’accesso a quei big data, sempre secondo Peiter Zatko, potrebbe compromettere elezioni, generare disinformazione volontaria, favorire hacking e chi più ne ha più ne metta. Una situazione molto scomoda che riporta ancora una volta all’attenzione di tutti il delicato problema della Privacy.