Ci hanno sempre detto che “mangiare pesce fa bene alla nostra salute”. Ma è sempre così? Al giorno d’oggi, con la situazione di crisi che c’è, conviene sempre consumare questo tipo di alimento? Quanto ci costa?
Una categoria di lavoratori, quella dei pescatori, che diminuisce sempre di più. Che cosa sta succedendo? Ecco le risposte a tutte le nostre domande.
Gli italiani, si sa, hanno una dieta alimentare varia ed equilibrata. Consumano diverse qualità di cibi: carne bianca, rossa, verdure, ortaggi e anche tanto pesce. Il pesce: alimento base della nostra dieta, ricco di proprietà nutritive che fanno bene al nostro fabbisogno nutrizionale.
Ma, purtroppo, l’inflazione e la crisi economica e non solo che stiamo vivendo in questi ultimi tempi, ha colpito anche il settore ittico. E se, da un lato, gli italiani acquistano e consumano più pesce, dall’altro invece se ne pesca molto di meno.
A cosa è dovuto tutto ciò? Partiamo dal fatto che, dal 1998, le flotte italiane di pescherecci si sono dimezzate a fronte anche del raddoppio del pesce importato dall’estero. Mancanze di tutele, non più equilibrio fra ambiente e lavoro, mancanza, anche di pescatori di nuova generazione (tutto è, ancora, in mano a persone di una certa età e non più, purtroppo, ai giovani), un impoverimento della fauna ittica…tutto questo, sta portando ad una grave crisi del settore.
In Italia ci sono 35mila pescatori e ci sono anche regioni, come la Sicilia e la Puglia, che vivono di pesca. Un esempio di questa crisi ce lo dà proprio l’agenzia Agi. 20 anni fa, la flotta peschereccia della sola città di Manfredonia, contava circa 500 barche e tantissimi pescatori al suo attivo.
Oggi, invece, ne sono poco meno di 300 e molti sono i pescatori che hanno lasciato il basso Mare Adriatico e si sono trasferiti più a nord o hanno, anche, abbandonato l’attività per dedicarsi ad altro.
Un settore che non rende più o che, invece, rende meno del previsto? Se pensiamo che, ad oggi, la pesca a strascico è quella più attiva e presente nei nostri mari, ha visto anche in questo caso, una netta diminuzione anche del pescato stesso. Aumenti del prezzo del gasolio, regole restrittive anche per la tutela del mare e della fauna ittica stessa, zone di pesca interdette…tante sono le difficoltà intorno alle quali i pescatori sono costretti a barcamenarsi.
Ad oggi, possiamo contare che quasi il 60% del pesce che portiamo sulle nostre tavole non proviene dai nostri mari, ma da mari extraeuropei, specie dal Pacifico e dall’Oceano Indiano. Cosa mangiamo, allora, oggi? Questa è la domanda che dobbiamo iniziare a porci.