Taiwan e Stati Uniti stanno gettando le basi per mettere a punto iniziative commerciali reciproche. Il calendario degli appuntamenti è già praticamente definito. Un accordo che aumenta le tensioni con la Cina.
Pechino ha reagito negativamente. Ha quindi richiamato gli USA a mantenere fede agli accordi pre-esistenti per non minare le relazioni diplomatiche fra le due potenze.
L’interruzione delle manovre militari cinesi intorno all’isola di Taiwan avevano apparentemente abbassato i toni nella secolare contesa tra Pechino e Taipei. Eventi riaffiorati prepotentemente dopo la vista da parte della speaker della Camera Nancy Pelosi nell’ex Formosa.
Ma su cosa si basano le accuse sollevate dal governo cinese contro Washington? Ebbene nel lontano 1971 l’ONU riconobbe come unica Cina quella attuale. Anche gli Stati Uniti, con un comunicato congiunto con il governo di Pechino, accettarono a malincuore di sottostare a quanto già stabilito aderendo così alla “One China Policy”. Attraverso questa il governo cinese dettava le regole da seguire per poter instaurare rapporti diplomatici. Tra queste il riconoscimento di una sola Cina, di cui Taiwan costituisce la ventitreesima provincia.
Taiwan non si sente tale e rivendica la propria indipendenza che però ad oggi è riconosciuta solo da 15 nazioni tra cui Città del Vaticano, Paraguay e Guatemala. La transizione secondo il Presidente cinese Xi Jinping dovrà avvenire in maniera pacifica, e soprattutto senza intromissioni straniere. Intromissione che porterebbe evidentemente ad un intervento militare.
Il paradosso di questa situazione è che nello stesso anno, il 1979, in cui gli USA accettavano questo accordo ne sottoscrivevano parallelamente uno con Taiwan nel quale si impegnavano a difenderla in caso di attacco militare cinese. Il Taiwan Relations Act. Ovvio che la confusione sia totale. Gli USA si sono eletti ad arbitri della situazione taiwanese e questo a Pechino non va proprio giù.
Nello scorso Giugno era stato annunciata un’iniziativa Usa-Taiwan sul commercio del XXI secolo. Un negoziato in cui approfondire relazioni commerciali ed investimento condivisi cui si è dato il via proprio in questi giorni. Un accordo assolutamente indigesto alla Cina.
“Taiwan e Usa hanno dichiarato che avvieranno colloqui commerciali nell’ambito di una nuova iniziativa, ma la politica dell’Unica Cina è un prerequisito per la partecipazione di Taiwan alla cooperazione economica con i Paesi esteri” il commento della portavoce del ministero del Commercio Shu Jueting.
Shu ha proseguito: “La Cina si oppone sempre a qualsiasi forma di scambio ufficiale tra qualsiasi Paese e la regione cinese di Taiwan, compresi i negoziati e la firma di accordi con connotazioni sovrane o di natura ufficiale”.
I rapporti sino-americani hanno come nodo cruciale proprio la questione taiwanese. Da qui l’invito ad “attenersi al principio dell’Unica Cina e ai tre comunicati congiunti, attuare seriamente l’impegno assunto di non sostenere l’indipendenza di Taiwan, gestire con prudenza le relazioni economiche e commerciali con Taipei e rispettare pienamente gli interessi fondamentali della Cina”.
Le relazioni diplomatiche ed economiche tra Washington e Pechino dipenderanno proprio da questo. E questo, ha concluso Shu sarà anche alla base “della pace, della stabilità e della prosperità nel mondo”. Parole molto dure che non lasciano dubbi.
Nel frattempo il ministero della difesa di Taipei ha annunciato l’avvio di una serie di nuove massicce esercitazioni notturne. Sono state coinvolte l’Aeronautica, la Marina e Unità speciali dell’Esercito. Nella notte sono decollati in assetto da guerra anche gli avanzatissimi caccia F16V dotati di missile anti-nave Harpoon, ovviamente di fabbricazione USA.
Ancora tensione ancora benzina sul fuoco di un anno torrido non solo dal punto di vista climatico.
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