Il grano dall’Ucraina, bloccato per mesi nei loro porti, è finalmente partito. Gli accordi che sono stati siglati, hanno permesso la partenza dei carichi verso l’Europa. Ma c’è qualcosa che, al momento, crea un intoppo al tutto: perché il primo di questi carichi non sa dove andare?
Dalla Turchia fanno sapere che, nonostante le avverse condizioni, il “corridoio del grano” procede. Allora perché questo problema?
È stata una lotta estenuante, ma alla fine sembra che tutto sia filato liscio. Diciamo sembra perché, in effetti, il grano dal porto di Odessa, in Ucraina, è partito sì, dopo gli accordi siglati fra Turchia e Russia, ma il primo di questi è purtroppo fermo. Motivo? Non sa dove attraccare.
Se Erdogan, presidente turco, assicura del buon andamento e della buona riuscita dell’accordo quanto anche della partenza dei carichi, dall’altro lato c’è lo strano fatto che le navi rischiano di restare proprio a largo della Turchia perché non conoscono ancora la loro destinazione.
Gli sforzi diplomatici dell’Onu, il rischio che tutto sarebbe andato a scatafascio dopo solo 12 ore dalla firma dell’accordo perché i Russi hanno iniziano a bombardare proprio il porto di Odessa.
E ora che sono partite, le navi non sanno dove attraccare? Possibile che nessuno più, dopo tanta fatica, ha bisogno di questo grano? La prima nave partita, la Razoni che batte bandiera della Sierra Leone, ha preso il largo da Odessa lo scorso 1 agosto portando con sé più di 26mila tonnellate di grano. Sembrava che lo attendevano tutti, un po’ come si fa “con l’acqua nel deserto”. Ed invece, ora, non ha una destinazione.
Ora la nave è a largo delle coste turche poiché, pare, che dall’altro lato ci sia un rifiuto da parte di una compagnia libanese che lo aveva ordinato. La motivazione? Spiegata attraverso un “recesso dovuto ai 5 mesi di ritardo nella consegna”.
Sembra una situazione poco chiara se pensiamo che, fino a 15 giorni fa, dall’Europa, all’Africa passando per il Medio Oriente, tutti sembravano essere a corto di grano. Ma la Razoni non è la sola nave ad esser salpata da Odessa. Dopo di lei ne sono partite già altre 10, sempre in vigore dell’accordo firmato. Non solo grano, ma anche cereali, soia ed olio di girasole. Il tutto per un totale di più di 300 tonnellate di prodotti.
Lo scorso sabato, anche altre 3 navi sono partite dirette (sempre con il loro carico di frumento e grano) dirette verso Inghilterra e Irlanda. Dal canto suo, Erdogan ha fatto sapere che l’accordo siglato sta reggendo e che, fra 120 giorni, se non ci saranno vari intoppi, verrà rinnovato.
Ma se pur venisse rinnovato, e tutto il mondo chiede grano, perché ora che è partito ci sono nazioni che lo rifiutano? Mistero.