Perché la Cina ha preso di mira Taiwan? La vecchia Formosa, questo il nome originario dell’isola situata a largo delle coste cinesi, è diventata nel tempo un punto strategico sia per le rotte navali che per il suo sviluppo economico.
Basti pensare che qui si producono la maggior parte dei microchip di tutto il mondo. Ma trovare il vero senso alle minacce di Pechino è molto più complesso di quanto si pensi.
I facili paragoni con la situazione ucraina sono infatti del tutto fuori luogo. Bisogna tornare indietro nel tempo per comprenderne i fini ideologici che sono dietro a questo tentativo di riannessione di questo territorio. Riannessione, proprio di questo si tratterebbe.
Taiwan e Cina una storia che parte dal 1600
L’attuale Taiwan fece infatti parte dell’impero cinese dal 1600 fino al 1895, quando, a seguito del conflitto con il Giappone questi ne prese il controllo. L’isola inizialmente non era tenuta in alcuna considerazione dall’impero mandarino nonostante i navigatori portoghesi e olandesi, già nel sedicesimo secolo, ne avessero intuito la sua importanza.
I giapponesi portarono i loro usi e la loro cultura a Formosa. Oggi Taipei è una metropoli con uno sviluppo urbanistico pari a quello di Tokio e questo sicuramente non piacque e non piace tuttora alla Cina. Nel corso dei secoli le abitudini dei taiwanesi si è così fortemente discostata dai costumi della Cina Popolare.
La fine della seconda guerra, però e la conseguente sconfitta nipponica costrinse l’imperatore Hiroito a cederla nuovamente. Sembrava fatta e invece lo scoppio della guerra civile in Cina ne cambiò ancora il futuro. Nel 1949 il movimento comunista guidato da Mao, dopo aver sconfitto i nazionalisti del generale Chiang Kai-shek proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese.
Taiwan: 1949 nascono due Cine
I nazionalisti, sconfitti, si ritirarono proprio a Taiwan e lì proclamarono la nascita della vera Repubblica di Cina. Questa è una data fondamentale perché nello scacchiere mondiale vennero a collocarsi 2 Cine. Ognuna delle quali tramava per riprendersi l’altra. Da una parte Pechino che mirava a riportare sotto il suo dominio la colonia di ribelli, dall’altra Taipei che sperava di annettere la parte continentale e dar vita così alla nuova Cina repubblicana.
Fino al 1971 l’unica Cina riconosciuta dall’ONU e dalle principali istituzioni internazionali fu proprio Taiwan. Il pericolo però che la Cina Popolare potesse allearsi con la Russia convinse tutto il mondo a riconoscere come Cina quella di Pechino. All’inizio gli USA non videro di buon occhio questo ma nel 1979, in piena guerra fredda, con un comunicato congiunto col governo pechinese, anche gli Stati Uniti si adeguarono al nuovo status quo.
Gli americani lasciarono comunque un controllo militare sull’isola e non smisero mai il rifornimento di armamenti a Taiwan. Ad oggi sono solo 15 le nazioni che riconoscono la sovranità taiwanese, altro fatto questo che allontana ogni paragone con l’Ucraina.
Invasione si o invasione no
É dunque possibile una imminente invasione? Beh questo non siamo certo noi a poterlo dire. Sta di fatto che attaccare Taiwan è assai complesso perché l’unica via è attraverso il mare. Le posizioni passibili di una invasione sono poche ed estremamente ben difese tanto da sconsigliarne un attacco. Il presidente cinese Xi Jinping ha si più volte dichiarato l’intenzione di riannettere Taiwan entro il 2049 ma questa non è necessariamente una dichiarazione di guerra.
Esiste infatti la possibilità di una mediazione sul tipo di quella adottata con Hong Kong e Macao. Uno “stato a due sistemi” ovvero il riconoscimento all’ex Formosa di una maggior libertà sia amministrativa che politica a fronte del riconoscimento della sovranità di Pechino. Certo è che questa linea è un po’ ambigua, specialmente ad Hong Kong, infatti ultimamente abbiamo visto spesso l’impiego della forza per reprime alcuni focolai interni.
Taiwan con i suoi 24 milioni di abitanti, su un territorio di appena 36 Km quadrati è, oggi la più grande economia del globo. Non è solo il primo produttore mondiale di microchip ma anche uno snodo imprescindibile. Per le navi cinesi, Taiwan, è infatti l’unica rotta verso l’oceano. Tutt’intorno vi sono isole e, conseguentemente, acque territoriali che appartengo al Giappone o alle Filippine. Una situazione molto complessa che evidentemente Pechino vuole risolversi da sola.
Cosa non facile ai nostri tempi dove tutto è mosso da immensi interessi economici e strategici. La Cina circonda Taiwan con la sua flotta con il pretesto di esercitazioni militari, Taiwan minaccia ripercussioni e si dichiara pronta alla Guerra. Gli Usa non sono da meno e inviano sull’isola Nancy Pelosi oltre alla portaerei Reagan in missione di pattugliamento nelle acque limitrofe. Provocazioni che speriamo rimangano tali.