La Ferrari era partita favorita nel gran premio di Ungheria. Lo stesso team principal Matteo Binotto aveva dichiarato che si attendeva una doppietta. Ma il risultato è stato ben oltre che deludente.
Una gara stravolta non solo dalle condizioni meteo ma soprattutto da un muretto box ancora una volta non all’altezza della vettura e dei piloti.
Caldo, pioggia freddo vento c’è stato di tutto nel week end sul circuito magiaro. L’ultima gara prima della pausa estiva, la più attesa da una Ferrari fiduciosa, molto fiduciosa. La F1-75 ha dimostrato di essere una delle vetture più performanti e potenzialmente vincenti di questo stagione 2022. E questa sembrava proprio la pista giusta dove bissare quel fantastico 1-2 del Bahrain.
Ne era convinto Mattia Binotto. Le prove, vanno secondo copione Sainz e Leclerc complice anche un problemino a superMax sono là davanti dietro solo ad uno straordinario quanto inatteso George Russell.
La Gara
La gara parte con strategie diversificate per le varie scuderie: chi con le gomme rosse chi con quelle gialle. C’è rischio pioggia imminente. Tutto secondo i piani Ferrari sino al 40° giro. Dove fra pit stop ed un sorpasso mozzafiato di Charles su Russell al primo posto c’è la rossa n. 16. Poi il secondo pit e l’imponderabile. A Leclerc viene montata una gomma bianca, la peggior scelta da fare soprattutto su un pista con temperatura di asfalto così bassa ed inumidita da qualche goccia di pioggia. Scelta aggravata dal fatto che le Alpine con quel compound stavano girando con tempi altissimi
Nel frattempo Verstappen e Hamilton stavano risalendo velocemente la china. Dopo 14 umilianti giri Leclerc rientra, unico lì davanti, per la terza volta ai box per montare disperatamente una gomma rossa ma la sua gara per il podio era già finita al giro 40. Il Gp di Ungheria si chiude così con il trionfo Max Verstappen autore di una clamorosa rimonta dalla decima posizione di partenza. Dietro di lui le due sempre più redivive Mercedes di Hamilton e del pole-man Russell.
La prima Ferrari, quella di Sainz, è quarta, solo sesta quella del sempre più amareggiato Leclerc. Una vera e propria batosta insomma. Questa che doveva essere per la casa di Maranello la tappa del rilancio si è trasformata nella conferma definitiva che con un muretto box così non si va da nessuna parte.
Ferrari che combini?
L’evoluzione della pista nei tre giorni è stata fuori da ogni previsione, certamente. Ma era così per tutti, quello che è palesemente diverso è come si gestiscono i momenti e le priorità. Dopo la Francia c’eravamo lasciati con l’amaro in bocca per l’uscita di Charles Leclerc. Stonava però il suo essere fin troppo remissivo circa l’errore che l’aveva messo a muro mentre era davanti a tutti.
Abbiamo così ripensato alle dichiarazioni dell’ing. Mazzola “Si può sbagliare si chiede scusa e basta non c’è bisogno di dire altro”. Abbiamo quindi riletto le dichiarazioni dell’ex campione del mondo Rosberg e dello stesso Russell che avevano minimizzato su quell’uscita di strada. E infine abbiamo riflettuto su quanto visto ieri.
Ebbene quello che a noi traspare è una sorta di strano alone. Come se esistesse un ordine di scuderia eccessivo, tutti ci vogliamo bene, tutti allineati e coperti, tutti difendono tutti. Una grande famiglia, in F1? Ci può stare ma questo non deve però portare all’autolesionismo o a negare l’evidenza dei fatti. Ci spieghiamo meglio: ricordate il siparietto Binotto-Leclerc dopo il mancato pit stop e la vittoria di Sainz a Silverstone?
La rabbia di Charles si trasformò miracolosamente in una dichiarazione molto soft con i giusti complimenti per la prima vittoria a Carlos. Tutto troppo mitigato, tutto, secondo noi, falsamente sotto controllo. “In Ferrari c’è un problema di competenze” ha detto Luigi Mazzola ieri a Race Anatomy. L’ex ingegnere che ha contribuito fattivamente, nel suo ventennio al cavallino rampante, a 8 titoli mondiali costruttori e 6 piloti, non risparmia le critiche.
Muretto box da incubo
E’ dalle prime gare che al muretto box Ferrari c’è indecisione o peggio mancanza di aggressività. Non si sa ancora qual’è il pilota di punta per l’ipotetica, ormai quasi persa, rincorsa al titolo mondiale. Un’indecisione che sta compromettendo anche la sfida al titolo costruttori. Ieri l’ultimo macroscopico errore. Richiamare Leclerc mentre era al comando in piena gestione pneumatici e montargli delle gomme bianche rasenta la presa in giro. Una decisione inspiegabile. Che segue una strategia inquietante.
É vero Sainz con la rossa montata nel secondo pit non ha comunque centrato il podio ma, scusate se lo ribadiamo, Sainz non è Leclerc é la pista che lo dice. Le gomme bianche non andavano lo stavano dimostrando in gara le Alpine che giravano con tempi altissimi. Pensate che, riguardo a questa follia Ferrari, nel retro podio Verstappen e Russell sbottano a ridere quando, con tono stupito Hamilton domanda loro: “Ma loro (Ferrari) avevano le hard (Bianche)?” É tutto in un video che sta spopolando sui social.
Com’è possibile avere due auto lì davanti in griglia e non optare per una diversificazione delle strategie? “Perché non essere mai i primi ad aggredire e non sempre quelli che si difendono?” Tuona ancora l’ingegnerissimo. Certo col senno di poi si sarebbe potuto dire che si era privilegiato uno dei dei scudieri a discapito dell’altro. Vero. Bastava aver deciso chi era la prima guida e questo problema si superava. Infondo, parole di Binotto, a Silverstone si scelse di vincere la gara, senza pensare al mondiale piloti aggiungiamo noi. E qui? due vetture giù dal podio. E a Montecarlo? Quanti errori, quante incertezze.
Per vincere c’è bisogno di tutto pilota, macchina e squadra. Beh oggi è palese che riguardo l’ultima fondamentale componente del trittico ci sia molto da rivedere. Se ci giriamo verso i box Mercedes e Red Bull la differenza è palese. Gli staff di Christian Horner e di Toto Wolf sono avanti alla Ferrari con ben 12 titoli mondiali negli ultimi 12 anni.
Ferrari: un anno buttato?
Un peccato perché questa F1-75 non solo va ma mette anche molta paura ai competitor. Ma i mondiali non si vincono solo con la miglior macchina o pilota serve un pacchetto completo che Ferrari per ora ha palesemente dimostrato di non avere. Ascoltare dichiarazioni discordanti a fine gara del tipo: “La machina andava, ma il passo c’era” (Leclerc) “la macchina non era performante come altre volte” (Binotto-Sainz) è segno evidente che qualcosa nel team non funziona.
Un’ultima considerazione su Charles Leclerc lui, il predestinato come lo chiama spesso Carlo Vanzini, è ora che spicchi il salto di qualità. “Charles se pensi che le gomme vanno bene è ora che tu lo dica e resti fuori a girare”.
Prenditi la squadra sulle spalle e portala agli onori che si merita. Basta ascoltare sempre questi algoritmi e le analisi dei computer. Hamilton “restando fuori” ci ha costruito una carriera. Coraggio muretto box ora avete 28 giorni per psicanalizzarvi, riordinare le idee e dirci chi siete o andarvene. Noi vi aspettiamo a Spa.