Celina Seghi, la leggenda dello sci italiano si è spenta nella scorsa notte a Pistoia all’età di 102 anni. Ricordiamo insieme l’assoluta dominatrice in tutte le specialità dello sci alpino rileggendo le sue imprese.
Le nevi dell’Abetone, le stesse di Zeno Colò e Vittorio Chierroni, l’hanno vista scendere lungo le sue piste ben oltre i 90 anni.
Celina Seghi nasce ad Abetone, nota località sciistica dell’Appennino pistoiese, il 6 marzo del 1920. Ultima di nove figli tra maschi e femmine, fu la più coccolata. La sua passione per lo sci è innata tant’è che la sua carriera iniziò prestissimo. Questo grazie al grande sostegno della famiglia che assecondò in pieno la sua vocazione sportiva. In un periodo storico alquanto complesso dove le donne venivano considerate come votate più al concepimento e alla famiglia che ad altre attività.
Fu proprio il fratello Gino, uno dei primi maestri iscritti alla FISI, ad aiutarla ed a guidarla nei primi rudimenti di quella che sarebbe diventata la sua ragione di vita. Nel 1934, a soli 14 anni la Seghi vince la sua prima medaglia. È un bronzo nello Slalom Speciale dei campionati italiani. La prima di una lunga serie di successi che l’hanno portata ad essere la sciatrice italiana più medagliata di sempre.
25 ori, 7 argenti e 5 bronzi nei campionati italiani tra il 1934 ed il 1954. A queste si aggiunge il bronzo ai mondiali di Aspen del 1950. Ci sarebbero ancora l’oro nello slalom e l’argento nella combinata ai mondiali di Cortina d’Ampezzo del 1941.Risultati che, successivamente, non vennero purtroppo omologati per la II guerra mondiale.
“La guerra — aveva dichiarato in un’intervista di qualche anno fa — ha rovinato la mia carriera proprio quando avevo cominciato a vincere, avevo vent’anni e scappavamo dalle bombe… altro che sci“.
Ma certamente la vittoria più prestigiosa è quella della famosa (all’epoca) “K di diamanti” dell’Arlberg-Kandahar. Celina è stata l’unica atleta italiana ad averla messa in bacheca. Con lei solo altre due altre atlete nel mondo ne vantano la conquista.
Nel 1949 sempre in quella manifestazione si rese autrice di una pagina epica della storia dello sci. Celina si presentò al cancelletto di partenza dello slalom con la spalla immobilizzata. Spalla che si era fratturata nella precedente prova di discesa regolarmente conclusa. Non solo disputò entrambe le manche ma, per un problema al cronometro la Seghi dovette ripetere la seconda frazione.
Ma quelli erano tempi epici completamente diversi dai nostri. Celina aveva iniziato a vincere con ai piedi due pezzi di frassino modellati dai sapienti artigiani abetonesi. Tempi in cui pensare di andare dall’Abetone a Cortina, a Sankt Anton in Austria, o al Sestriere era già di per se una follia. Tra ore di pullman e notti in treno sdraiati negli scompartimenti. Spinti dalla passione e dalla determinazione.
La sua carriera si è conclusa nel 1956. Ma la sua passione non si è interrotta. Celina si è spostata nel 1970 con un medico trasferendosi nella vicina Pistoia. Ha comunque continuato a sciare e ad insegnare sci nella sua Abetone. Per i suoi 90 anni fece da apripista al “Pinocchio sugli sci”, una del 5 gare internazionali più importanti del mondo per i giovani tra gli 8 e i 15 anni.
La Signora delle Nevi sorprese tutti i giornalisti che volevano incontrarla. L’intervista? in seggiovia su verso il Monte Gomito. E poi giù sulle Zeno, o sulla Seghi stessa. E stargli dietro non è fu così scontato.
Un’atleta straordinaria, veloce, molto veloce tanto da mettersi alle spalle anche tanti colleghi maschi. Tra questi anche il coetaneo Zeno Colò Topolino Rosso era il suo soprannome dovuto alla salopette che indossava nelle gare che metteva in risalto quel fisico minuto, nervoso e scattante.
Ciao immensa Celina.