Una sana realtà di provincia, quella della Cremonese che tanto ha saputo dare al calcio italiano, non solo in termini di campioni ma anche di futuri manager e, perché no, di conduzione virtuosa della società.
12 maggio del 1996, Milano stadio Meazza il Milan batte con un sonoro 7-1 la Cremonese, condannando alla retrocessione. Era la fine di un sogno durato tre anni. La più lunga permanenza in Serie A della piccola realtà lombarda.
In quei tre anni il compianto tecnico Gigi Simoni, non uno qualsiasi, si tolse la soddisfazione di conquistare la coppa anglo-italiana battendo nella finale di Wembley il Derby County. Nella sua formazione militava gente come Florijancic, Maspero, Giandebiggi, Garzya solo per citarne alcuni. Nomi non di primo livello ma calciatori di qualità che, in molti casi sono rimasti nel mondo del calcio una volta appesi gli scarpini al chiodo.
È l’esempio di Gianluca Petrachi ex direttore sportivo di Torino e Roma molto stimato da Antonio Conte che lo vorrebbe con sé a Londra. Lo stesso vale Luigi Garzya, ex difensore anche di Lecce e Roma ed ora assistente dell’Italia under 20. Ma la Cremonese è stata anche la fucina, o per lo meno il luogo ideale, in cui sono maturati tanti campioni, su tutti Antonio Cabrini e Gianluca Vialli.
La lista è molto lunga e conta gente del calibro di Enrico Chiesa, Attilio Lombardo, Cesare Prandelli, Gianluca Favalli, Marocchino, Marcolin, Morfeo per arrivare al compianto Davide Astori ed al recordman Michelangelo Rampulla, primo portiere a realizzare un goal su azione in serie A (23 febbraio 1992 a Bergamo contro l’Atalanta).
Non solo campioni del passato ma anche attuali come Salvatore Sirigu o di un futuro molto prossimo come Gaetano Castrovilli e Gianluca Scamacca. Merito questo di un ambiente sano lontano da molti riflettori che spesso impediscono ai giovani talenti di non essere disturbati, distratti o abbagliati da sirene esterne al campo di gioco.
E in questo sta evidentemente il merito della società che ha sempre puntato sui giovani accogliendo in prestito da grandi club tanti talenti da far crescere. Una politica che si è avvalsa nel tempo di grandi maestri di calcio quali Galeone, Mondonico, Burgnich, Sonetti oltre, ovviamente al già citato Gigi Simoni. Ora, a distanza di 26 lunghissimi anni quella luce torna a riaccendersi con la conquista della promozione diretta nella nostra massima serie.
Un risultato straordinario, non frutto del caso ma di una attenta pianificazione. La Cremonese ha puntato su tanti ragazzi arrivati in prestito affidandoli alle sapiente mani di Fabio Pecchia che ha saputo magistralmente amalgamarli con senatori quali Di Carmine e Ciofani. Il tecnico di Formia, dopo quella del 2017 con il Verona, ha così ottenuto la sua seconda promozione.
Un rooster del valore di poco più di 26 milioni, quasi la metà del deludente Parma e del Monza di Galliani e Berlusconi condannato, questo, alla terribile lotteria dei Play off per poter aspirare al grande palcoscenico della Serie A. Ora molti di questi giovani torneranno nei loro club di appartenenza. Potrebbe essere il caso di Nicolò Fagioli. C’è tanto di suo in questo successo della Cremonese.
Ma il suo desiderio è quello di convincere la Juventus, e soprattutto Allegri, a dargli un’opportunità. Come affronterà dunque la Serie A la Cremonese? Non saremo certo noi a poter dar questa risposta. Quello che ci piace sottolineare è questa gestione economica del club dove ancora passione e dedizione riescono a portare grandi risultati che passano erroneamente in sordina.
Grazie a tante realtà del genere, il calcio potrà continuare ad avere tanti Cabrini e Vialli. E tanti ragazzi, o meglio tanti procuratori, dovrebbero proprio riflettere su questo per non rischiare di sprecare tanto talento solo per un top contratto in una Top panchina.